#Afghanistan: ora le ragazze non potranno più studiare alla luce del sole
I talebani, tramite comunicati stampa, hanno riferito che le scuole secondarie riapriranno a breve dopo mesi di chiusura, ma solo per il genere maschile. Di questo, l'UNICEF è molto preoccupato; le ragazze hanno diritto ad avere l'istruzione secondaria ed universitaria, non solo quella primaria. Ora, le ragazze che vorranno proseguire gli studi, lo dovranno fare di nascosto a loro rischio e pericolo oppure andarsene dal proprio Paese.
Il genere femminile non può e non deve essere lasciato indietro, l'istruzione è un diritto inalienabile dell'Uomo. Henrietta Fore, CEO dell'UNICEF, ha dichiarato che è fondamentale che tutte le ragazze, comprese le più grandi, possano riprendere gli studi senza ulteriori indugi; inoltre, altrettanto essenziale che insegnanti donne tornino nelle classi.
I talebani, che hanno governato l'Afghanistan dalla fine degli anni '80 e '90, hanno ripreso il controllo dopo che le truppe internazionali sono "fuggite" alla fine di agosto. Il governo fantoccio afghano è crollato, dando campo libero agli studenti coranici con la loro interpretazione estremistica della Sharia che vieta alle ragazze di frequentare la scuola.
Ancora prima dell'attuale crisi umanitaria, secondo l'UNICEF, 4,2 milioni di bambini in età scolare non erano iscritti a scuola, circa il 60% erano bambine.
L'istruzione femminile è basilare per il benessere dell'Afghanistan. Henrietta Fore pensa: "Ogni giorno di istruzione che le ragazze mancano, perdono anche un'opportunità per sé stesse, le loro famiglie e le loro comunità".
Nonostante tutto negli ultimi due decenni, sono stati compiuti progressi di un certo rilievo per quanto riguarda l'istruzione, con un aumento di tre volte del numero di scuole nel paese e un aumento del numero di bambini iscritti in percorsi scolastici, passato da un milione a 9,5 milioni.
Tutte le ragazze e i ragazzi devono avere le stesse opportunità per far prosperare e costruire un Afghanistan pacifico e produttivo.
Fonte:
https://news.un.org/es/story/2021/09/1496902
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