#Bretix: l’UK che sogna ancora l’Ue
L'Europa e l'United Kingdom hanno sempre avuto rapporti conflittuali. Per ben due volte, De Gaulle, si è rifiutato di far entrare il Regno Unito nell'Unione, poi l'ingresso nel 73 con Edward Heath, dopodiché Margaret Thatcher ha ottenuto il suo "assegno" e i suoi privilegi, infine c'è stato il referendum pro Bretix. Il futuro si vede ancora molto travagliato.
Infatti, mentre Boris Johnson si assapora la tanto agognata "libertà" con la Bretix; gli inglesi filo-europeisti e la Scozia sognano fin dal primo momento di rientrare nell'UE. "La Scozia tornerà presto a casa, l'Europa. Non spegnere la luce per ritrovare la strada del ritorno", ha twittato la Premier Nicola Sturgeon dal suo profilo personale.
Invece, Johnson ora si concentra sull'ottimizzazione dell'economia devastata dalla pandemia SarsCov_2, nella ricerca di un migliore equilibrio tra nord e sud dell'isola, nel miglioramento delle infrastrutture, della salute e dell'istruzione.
Con l'avvento della Bretix, la Scozia e il l'SNP (Scottish National Party) stanno spingendo sempre più verso l'indipendenza; a maggio ci saranno le elezioni regionali e quest'ultimo è il grande favorito. Ogni volta che Johnson parla, l'idea di essere indipendenti si fa sempre più forte. Dagli ultimi sondaggi risulta un 58% fronte di un 42% pro-indipendenza. Il Tory, alle ultime elezioni generali, conta 365 seggi, più della maggioranza assoluta, il Labour ha ottenuto solo 203 seggi. I Nazionalisti scozzesi hanno avuto 48 seggi. Tutto questo non fa altro che aumentare gli artriti tra posizioni contrapposte. La sinistra laburista è contenta della Brexit, ma il settore "centrista" che segue Tony Blair non lo è.
Ora, per Downing Street è essenziale ridurre il contraccolpo economico derivante dalla Bretix che mette in allarme lo stesso Tory; il che significa non far schizzare verso l'alto gli aumenti fiscali. Gli tories temono che la dipendenza dall'Europa si può trasformare in una sottomissione agli Stati Uniti; così da ridurre le normative fiscali e convertire il paese in un grande paradiso fiscale. Riguardo a ciò Johnson ha parlato del "sussidio" inglese alla Scozia, della valuta, dei vantaggi della Brexit per il settore della pesca, e soprattutto di concentrarsi sui problemi quotidiani senza guardarsi indietro. La Scozia ha fatto sapere all'Ue che vuole tornare, non vuole essere lasciata sola in questo difficile momento.
In tale quadro, anche una parte dei restanti inglesi e del Wales è poco convinta sulle convenienze derivanti dalla Bretix; non rinuncia alla battaglia per la perdita, almeno a livello ideologico e con gli occhi puntati verso il futuro. L'unione fa la forza!