#COVID19 in #Yemen: non può nemmeno permettersi di preoccuparsi del coronavirus
Dopo un decennio di guerra civile nello Yemen fame, carestie, povertà ed epidemie la fanno da padroni; funzionari di UNHCR riferiscono che la Nazione del Golfo Persico "non può nemmeno permettersi di preoccuparsi del coronavirus", perché SarsCov_2 è solo una tra le tante emergenze che colpiscono sia gli sfollati interni che i profughi provenienti da paesi come la Somalia.
Anche in Siria, Sudan, Libia e Afghanistan, ci sono situazioni terribili ma il Paese dell' "oro liquido" è uno dei posti peggiori e più disperati in cui UNHCR si è trovata ad operare. Probabilmente due terzi della popolazione dipendono dalla sua assistenza umanitaria per la sopravvivenza quotidiana. La metà delle strutture sanitarie è stata distrutta da anni di conflitto. Una persona su otto è stata sfollata a causa del conflitto. C'è il colera, la malaria, la chikungunya, la dengue ed ora si è aggiunta la COVID-19, che non è nemmeno la preoccupazione principale in termini di malattie trasmissibili.
Quindi è la combinazione di tutti questi fattori, che crea una situazione esplosiva dal punto di vista umanitario.
Inoltre i profughi esterni, che vivono nel paese da decenni e sono integrati relativamente bene, attualmente sono discriminati e usati come capro espiatorio; i rifugiati provenienti dall'Africa sono vittime di razzismo (anche da parte degli sfollati interni), in quanto "untori".
In questo terrificante quadro, la pandemia dilaga anche perché più nuclei familiari vivono tutti all'interno di una sola stanza dove mangiano e dormono; in quanto anni di conflitto hanno devastato moltissimi edifici e le persone non possono permettersi l'affitto. Ovviamente in tali condizioni non si possono seguire i precetti di prevenzione contro COVID-19. Non si può rispettare il distanziamento sociale anche in presenza di un positivo in famiglia. Non si può effettuare l'igiene personale regolarmente perché non c'è acqua corrente, i bambini devono essere mandati a cinque chilometri per andare a prendere l'acqua. Non ci si può lavare le mani perché si preferisce comprare riso piuttosto che il sapone. Le persone devono per forza mendicare per strada o lavorare per un misero stipendio perché i soldi che guadagnano la mattina permettono di comprare il pranzo.
Per concludere, le Nazioni Unite sono ossessionate nel dire che è necessario dare alle persone il potere di intraprendere azioni preventive contro COVID-19, ma ora nello Yemen non è proprio pensabile.
Fonte:
https://news.un.org/es/interview/2021/02/1488592
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