La Svizzera ha bocciato due referendum fondamentali per un mondo più sostenibile!
Il 29 novembre 2020, in Svizzera, si sono tenuti due referendum di iniziativa popolare le cui conseguenze si potranno ripercuotere a livello internazionale. Questa volta, chi sostiene le proposte di legge si è mobilitato attivamente, e ciò potrebbe incidere sull'affluenza. Per dare esito positivo servirà la maggioranza dei votanti e dei 26 cantoni; in seguito il Parlamento dovrà legiferare in modo preciso quanto deciso dal voto.
Uno vorrebbe "imprese responsabili a tutela dell'essere umano e dell'ambiente" in quanto, molto spesso, il loro operato economico nel mondo, ha conseguenze serissime sulle società e sull'ambiente.
La proposta di legge in questione chiede di aggiungere un articolo alla Costituzione federale, in base al quale le aziende svizzere salvaguarderebbero i diritti umani e dell'ambiente, in barba al diritto internazionale, dalle violazioni da parte di controllate estere; dovrebbero inoltre rispondere "del danno che le imprese da esse controllate cagionano nell'esercizio delle loro incombenze d'affari, violando diritti umani riconosciuti a livello internazionale o norme ambientali internazionali", dimostrassero di aver fatto tutto quello di loro competenza "per prevenire il danno" oppure verificatosi malgrado le loro azioni. Altresì i fornitori e i partner commerciali dovranno attuare misure per impedire e supplire possibili violazioni. In caso di violazioni da parte delle loro controllate estere, saranno giudicate da tribunali svizzeri, secondo il diritto di tale Stato.
I sostenitori di questa proposta di legge hanno specificato, con la seguente dichiarazione: "Si tratta unicamente di introdurre la possibilità di citare in giudizio imprese svizzere per violazioni dei diritti umani o di standard ambientali riconosciuti a livello internazionale. Persone che pensano di ottenere un processo equo in loco, non inizierebbero sicuramente un processo costoso e impegnativo in Svizzera", che riguarderebbe solo le multinazionali con sede in Svizzera, non certo le piccole e medie imprese. In più hanno riferito: "L'irresponsabilità non dovrebbe essere un vantaggio concorrenziale.".
Viceversa i comitati per il "no" asseriscono che l'iniziativa potrebbe essere dannosa per l'economia del paese perché molte multinazionali potrebbero "scappare all'estero" in previsione delle controversie legali; "Le imprese svizzere sarebbero infatti doppiamente colpite: da un lato, sarebbero svantaggiate nella concorrenza a livello internazionale visto che sarebbero costantemente esposte al rischio di cause legali; dall'altro lato, la sorveglianza e il controllo lungo tutta la catena di approvvigionamento creerebbero nuovi oneri senza rappresentare una garanzia in caso di problemi". Non di meno, affermano che si tratterebbe di un "atto di neocolonialismo" in quanto "Il diritto e i tribunali svizzeri avrebbero la precedenza di fatto. Si tratta di un'ingerenza nella sovranità di altri Stati e di un disprezzo per le istituzioni straniere".
L'altra proposta di legge si pone come obiettivo lo stop al finanziamento pubblico ai produttori di armi, chiedendo di proibire alla Banca nazionale svizzera, alle fondazioni e alle casse previdenziali di concedere prestiti; all'opposto, si chiede di investire in imprese che fatturino annualmente del 5% della produzione in materiale bellico. Inoltre vieterebbe anche l'acquisto di azioni e di prodotti finanziari legati ad aziende che producono armamenti. La Svizzera ha una legge di questo tipo, ma non basta.
I comitati schierati per il "sì" dicono che tale tipo di commercio non sarebbe compatibile con la neutralità della Svizzera e con la pace. Inoltre, renderebbe più trasparente il settore bancario svizzero.
Per gli oppositori, l'iniziativa "non garantirebbe la diminuzione della produzione di armi, né il numero di conflitti nel mondo. Inoltre, le conseguenze economiche e finanziarie per la Svizzera sarebbero dannose."; per giunta danneggerebbe le piccole e medie imprese che producono componenti, limiterebbe gli investimenti e le entrate pubbliche, e sarebbe un attacco all'esercito svizzero.
Per entrambi i referendum è stata decretata la vittoria del "no". Per il primo in questione, quello riguardante le multinazionali, il popolo ha votato "sì"; ma solo otto cantoni e un semi-cantone si sono espressi a favore.
Per approfondimenti lascio i testi delle proposte di legge