Le nuove sfide per l’Ucraina in guerra

16.04.2022

L'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (in inglese OCHA) citando dati della guardia di frontiera ucraina ha riferito che dal 24 febbraio più di 870.000 profughi usciti dal Paese stanno ritornando in patria, praticamente ogni giorno tornano all'incirca 30.000 persone. A parte moltissimi uomini che lavorano all'estero e ritornano nel Paese perché vogliono assolutamente combattere per difenderlo dagli "orchi" russi, ora tornano indietro anche donne, bambini ed anziani; ovviamente attualmente stanzionano nelle zone meno "calde" delle battaglie. Le Nazioni Unite sostengono che questo flusso inverso è dato dalle preoccupazioni per il deterioramento della sicurezza alimentare all'interno del paese.

L'OCHA ha fatto sapere che fonti russe hanno riferito che dall'inizio dell' "operazione militare speciale" ,cioè la guerra, più di 783.000 persone - tra cui quasi 150.000 bambini - sono entrate in Russia dall'Ucraina; ora bisogna capire quante di queste si sono spostate volontariamente nella Federazione Russa e per quante sia stata una scelta obbligata, oppure addirittura deportate contro la propria volontà e private del passaporto, quindi impossibilitate a tornare in Ucraina. A questo proposito ci sarebbero varie testimonianze di vere e proprie deportazioni di persone rinchiuse in campi di lavoro o portate in località sperdute e perfino di bambini rapiti e venduti a famiglie russe.

Un altro dato importante relativo ai migranti e sfollati interni arriva dall'UNHCR che indica che dall'inizio delle azioni belliche più 4,7 milioni di individui sono usciti dal Paese ed ulteriori sette si sono spostati verso altre zone maggiormente "tranquille", se così si possono definire territori in guerra.

Ora che migliaia di persone stanno rimpatriando ci si deve preparare a nuove sfide umanitarie in quanto avranno la necessità impellente di avere il sostegno per reinserirsi nelle loro comunità perché molte dovranno iniziare di nuovo da zero; in primis se le loro case non saranno agibili da subito ci dovranno essere centri di accoglienza adeguati. I centri di accoglienza - formati dagli stessi ucraini anche in fuga - sono stati attivi dal primo momento. È doveroso ricordare che l'armata russa colpisce deliberatamente anche centri di assistenza ed in tali attacchi sono deceduti operatori umanitari oltre che civili bisognosi di generi di prima necessità.

Visto che i russi non sono stati in grado di prendere Kiev e la parte settentrionale dell'Ucraina, in questo momento stanno concentrando tutti i loro sforzi negli oblast orientali e meridionali che potrebbero essere obiettivi più realistici da conquistare. Quando l'armata russa si è ritirata dai territori precedentemente occupati si è lasciata dietro circa 300.000 km2 (la metà dell'Ucraina) totalmente minati; gli artificieri lavorano incessantemente per sminare il terreno non solo per metterlo in sicurezza per chi ci vive, ma anche per riuscire a seminare in tempo i campi per il prossimo raccolto. È importante sottolineare che l'Ucraina esporta materie prime pure in Africa e Medio Oriente oltre che in Cina ed in Europa; detta in altre parole l'Ucraina sfama gran parte del mondo, soprattutto quello povero; con il blocco dei porti perpetrato dai russi e la scarsità di prodotti il prezzo del pane è già schizzato alle stelle. Non per aggiungere un'altra catastrofe a questo periodo molto oscuro della storia, tuttavia non ci si deve dimenticare che all'inizio le famose primavere arabe erano scoppiate proprio perché la povera gente non aveva più il danaro per comperarsi il pane; se la guerra si protrarrà per un lungo periodo come si prospetta, allora le rivolte non tarderanno a scoppiare, poiché ora per molti è diventato impossibile riuscire a comprare prodotti di vitale importanza.

Dunque è basilare sostenere l'agricoltura e la pastorizia, innanzitutto perché le comunità rurali ed isolate sono le più colpite dall'insicurezza alimentare ma se producono cibo possono sfamarsi in modo autonomo; inoltre se si sminano quei campi sterminati si riesce a coltivare anche per l'export. La FAO prevede di sostenere gli agricoltori per allestire i loro campi e curare il proprio bestiame ai fini della produzione di cibo. Per l'Agenzie ONU è estremamente urgente dare direttamente un sostegno cash alle famiglie più vulnerabili, comprese quelle guidate da donne, anziani e disabili per far fronte alle spese pro capite che ogni nucleo familiare ha ogni mese.

Però non basta solo produrre cibo ma anche riuscire a spedirlo, a questo proposito funzionari dell'OIL e dell'OMI hanno inviato una lettera aperta congiunta indirizzata al Alto Commissariato delle Nazioni Unite, al Comitato Internazionale della Croce Rossa ed a Medici Senza Frontiere denunciando le condizioni di oltre 1.000 marinai "imprigionati" nei porti, nelle acque ucraine o acque del Mar Nero. Tali marittimi di diverse nazionalità che lavorano su 100 navi mercantili sono continuamente esposti a bombardamenti (perché la Russia ha deciso di colpire le forniture di cibo e materie prime), a bordo hanno finito cibo, acqua dolce, altre forniture vitali e carburante dunque sono a rischio la loro salute e il loro benessere; quindi servono azioni urgenti che portino ai marinai delle navi colpite beni essenziali poiché la situazione ogni giorno si complica sempre più.

Nella guerra in Ucraina i russi non solo colpiscono le catene di approvvigionamento alimentare ed energetico ma anche strutture sanitarie civili e come riferito dall'OMS dal 24 febbraio sono stati distrutti centinaia di ospedali; questo è un grande problema per i 250.000 ucraini con l'HIV in quanto a detta dell'UNAIDS più di 40 centri che offrivano servizi di prevenzione e cura non lavorano a pieno regime o non sono più attivi e specialmente nelle zone occupate non si trovano farmaci antiretrovirali che sono medicinali salvavita. Questi fatti concatenati potrebbero creare le condizioni ideali per un'ondata di morti e costituire un rischio di una recrudescenza della pandemia di AIDS. Il Ministero della Salute ucraino e 100% Life (organizzazione ucraina che si occupa di HIV) hanno consegnato oltre 18 milioni di antiretrovirali che sono stati acquistati dal Piano di emergenza del Presidente degli Stati Uniti per la mitigazione dell'AIDS. Se questo quantitativo raggiungesse le persone affette da HIV che vivono sulla linea del fronte sarebbe sufficiente per coprire sei mesi di trattamenti clinici. Inoltre il Fondo globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria garantisce finanziamenti per dare continuità ai servizi per l'HIV e le altre malattie; anche la società civile ha fatto enormi sforzi per far arrivare e distribuire forniture mediche a queste persone, ma dietro alla buona volontà ci dev'essere un sistema logistico istituzionalizzato e ben pianificato per soddisfare i criteri di sicurezza per raggiungere luoghi particolarmente pericolosi senza rischiare la pelle e proseguire il lavoro.

Le criticità non riguardano solo le persone con l'HIV ma anche le persone, compresi bambini, con gravi disabilità: la maggior parte rimane intrappolata o abbandonata nelle loro case, istituzioni e orfanotrofi, in tanti casi impossibilitata a ripararsi nei bunker durante i raid e senza avere accesso a cure mediche ed assistenziali, al cibo e all'acqua. Alla luce di ciò il Comitato per i diritti delle Persone con Disabilità invita a preparare piani di evacuazione o di aiuti umanitari, anche tenendo conto delle esigenze speciali, con misure individuali. I disabili sfollati interni o quelli che sono riusciti ad arrivare fino alle frontiere sono una netta minoranza dei profughi, infatti dei 2,7 milioni ucraini con disabilità molti non sono stati in grado di fuggire in sicurezza.

Fonte:

https://news.un.org/es/story/2022/04/1507232 

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