#LGBTQIA: la religione e le tradizioni non devono essere usate per promuovere discriminazioni riguardanti il #gender di una persona
Ogni anno, dal 2005, il 17 maggio si celebra la Giornata Internazionale contro contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia, per denunciare la discriminazione a cui sono soggette tutte le persone con preferenze sessuali diverse da quelle convenzionali, come omosessuali, transessuali, bisessuali e lesbiche in tutto il mondo. È stato scelto il 17 maggio in quanto lo stesso giorno del 1990 l'OMS depennò l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
Nel 2021 il tema scelto per la campagna è "Insieme: resistere, sostenere, guarire!", in chiaro riferimento all'attuale contesto di ripresa dalla pandemia SarsCov_2.
L'omofobia è il termine usato per esprimere il rifiuto o la discriminazione di cui sono vittime le persone che dichiarano una preferenza sessuale diversa dai gusti imposti sia dalla società che dalla religione.
La transfobia e la bifobia sono definite come la paura e la mancanza di accettazione che alcune persone hanno nei confronti delle persone transgender, i cosiddetti bisessuali. In altre parole, persone che non rientrano nei ruoli di genere tradizionali di una società.
Sia la bisessualità che la transessualità tendono ad essere comportamenti molto meno accettati a livello sociale; a differenza dell'omosessualità che in passato ha provocato soprusi e una vita infelice a molte persone, tutt'ora gli omosessuali sono oggetto di angherie e violenze, ma non come i transessuali che fanno estremamente fatica ad essere assunti per un lavoro, se non hanno completato il percorso di transizione di 5 anni.
Attualmente viviamo in una società in cui la discriminazione basata su razza, religione o status sociale è all'ordine del giorno. Nonostante gli anni e i passi avanti, ci sono ancora persone che condannano i loro coetanei per pensare, sentire e agire in modo diverso da ciò che è stato tradizionalmente stabilito come norma del pensiero e del comportamento sociale.
In questo senso, c'è bisogno che sempre più voci si alzino in tutto il mondo in modo che ciò non continui a verificarsi. Gli esseri umani, per natura, nascono liberi; quindi devono godere di diritti e uguaglianza, che sono inalienabili.
Nell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, nell'Obiettivo 16 è prevista l'approvazione di politiche e leggi che dovrebbero eliminare ogni forma di violenza e discriminazione riguardante il genere degli individui.
Gli esperti sui diritti umani dell'ONU quest'anno hanno chiesto ai leader religiosi di respingere la discriminazione o il pregiudizio contro la comunità LGBTQIA.
Attualmente, 70 Stati continuano a criminalizzare le relazioni omosessuali o le forme di espressione di genere, alcuni anche con la pena di morte; con la giustificazione che in questo modo difendono i precetti dell'Islam o del Cristianesimo.
L'esperto indipendente sulla protezione contro la violenza e la discriminazione basata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, Víctor Madrigal-Borloz, afferma che le autorità religiose hanno la responsabilità di garantire che la religione e le tradizioni non siano utilizzate per promuovere la discriminazione e che certe narrazioni creino la falsa idea che esista un conflitto intrinseco tra il diritto alla libertà religiosa e i diritti umani fondamentali delle persone LGBTQIA. “Questa è un'idea fabbricata", sostiene Madrigal-Borloz, che contribuisce alla loro "esclusione" e alla violenza che viene esercitata contro di loro.
Fonte:
https://news.un.org/es/story/2021/05/1492092
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