#Misoginia e #sessismo: ancora piaga planetaria del XXI secolo
In tutto il pianeta la misoginia e il sessismo sono molto persistenti. Gli Stati non rispettano né proteggono il diritto delle donne alla libertà di opinione e di espressione; le voci delle donne sono represse o punite da leggi, politiche e pratiche discriminatorie, e avvengono attacchi ai difensori di questi diritti fondamentali. La censura di genere è diffusa: molte donne o persone non conformi al genere non hanno la libertà di esprimersi, sono esplicitamente oppresse e controllate anche da atteggiamenti sociali, norme culturali e valori patriarcali.
Nel Rapporto sulla Giustizia di Genere e la Libertà di Espressione, Irene Khan (Relatrice Speciale ONU) ha indicato che la violenza di genere, l'incitamento all'odio e la disinformazione sono ampiamente utilizzati sia online che nella vita quotidiana per sopprimere le opinioni delle donne. Il sessismo e la misoginia sono fattori dominanti nella censura di genere e diventati più forti con l'emergere di forze populiste, autoritarie e fondamentaliste in tutto il mondo. Nella sua forma più estrema la violenza sessuale e di genere viene utilizzata per mettere a tacere espressioni che esprimono disaccordo o che violano norme o codici sociali o morali patriarcali e fuori dal normale.
La censura di genere è così diffusa che l'uguaglianza di genere nella libertà di espressione rimane un obiettivo lontano.
Secondo le Nazioni Unite, nel mondo ci sono il 17% in più di soggetti di sesso maschile con accesso a Internet rispetto a quello femminile.
Nel caso della violenza di genere online, lo Studio evidenzia che ha caratteristiche che la differenziano dalla violenza nel mondo reale, poiché gli attacchi possono essere effettuati in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo da aggressori primari ed ampliati da aggressori secondari, utilizzando spazi e strumenti digitali che aumentano notevolmente il ritmo, la velocità, la riproduzione e la permanenza degli atti. Queste particolarità hanno gravi ripercussioni sulle vittime, le leggi vigenti in materia non sono adeguate ad affrontare questa nuova forma di violenza. Nell'era digitale l'ondata di violenza, l'incitamento all'odio e la disinformazione online tendono a portare le donne ad autocensurarsi, a limitare ciò che pubblicano o ad abbandonare le piattaforme. In alcune parti del Medio Oriente, le ragazze sono a rischi solo per il gusto di usare i social media.
Non di meno con il pretesto di proteggere la morale pubblica, i gruppi fondamentalisti monitorano e governi dittatoriali censurano e criminalizzano i comportamenti sociale online di giovani donne e persone non conformi al genere, soprattutto se appartengono a gruppi già vulnerabili. Nella migliore delle ipotesi, quelle azioni sono paternalistiche, nella peggiore, misogine.
Sebbene il sistema internazionale dei diritti umani si concentri in gran parte sulla censura come azione repressiva dello Stato, alcuni attori privati e non statali come le organizzazioni sociali, culturali o religiose esercitano una censura visibile sulla base del genere, mettendo a tacere le donne, così escludendole dalla sfera politica e decisionale.
Per quanto riguarda le giornaliste, le politiche, le avvocate che si occupano di diritti umani e le attiviste femministe, il Report sottolinea attacchi online coordinati per intimidirle, zittirle ed espellerle dalle piattaforme social e dalla vita pubblica; minando i diritti fondamentali, la diversità dei media e la democrazia inclusiva. Tale Paper descrive in dettaglio che queste donne subiscono atti e minacce di violenza fisica e psicologica, comprese minacce di morte e stupri, per essersi espresse o semplicemente per essere donne che svolgono un ruolo di leadership.
In alcuni contesti, le manifestanti e le attiviste vengono detenute correndo un maggior rischio di subire violenze sessuali o di genere per mano delle forze dell'ordine o delle forze di sicurezza.
Il Rapporto fa anche riferimento al calo dei risultati nell'uguaglianza di genere a causa della pandemia SarsCov_2, che ha costretto molte donne a lasciare il lavoro per prendersi cura delle proprie famiglie e ha fatto aumentare in modo allarmante la violenza domestica.
Di fronte a questo sconcertante quadro, il Documento sottolinea l'obbligo degli Stati non solo di rispettare la libertà di opinione e di espressione, ma anche di eliminare le barriere strutturali e sistemiche che impediscono l'uguaglianza, come la violenza sessuale e di genere. L'uguale diritto delle donne alla libertà di opinione e di espressione deve essere al centro delle agende nazionali e internazionali; se le donne vogliono recuperare il terreno perduto, se i Paesi desiderano riattivare le loro economie e se i governi vogliono riconquistare la fiducia del pubblico, è necessario rispettare i diritti di genere.
Altresì, per quanto riguarda la sfera virtuale gli Stati e le società di social media devono per forza garantire che gli spazi digitali siano sicuri per tutte le donne e le persone non binarie, e che lo facciano nel quadro del diritto internazionale sui diritti umani. Il Paper evidenzia la mancanza di trasparenza delle società Internet, esortandole a segnalare e migliorare l'accesso ai dati e agli auditing.
Per concludere, l'uguaglianza di genere e la libertà di opinione e di espressione si rafforzano a vicenda e sono indivisibili, interdipendenti ed essenziali per il raggiungimento della pace, della democrazia e dello sviluppo sostenibile. La giustizia di genere richiede non solo la fine dell'ingerenza illecita nella libertà di opinione e di espressione delle donne, ma anche la creazione di un ambiente favorevole in cui possano essere esercitate e partecipate in modo sicuro pieno ed equo agevolando la vita sociale, culturale ed economica.
Fonte:
https://documents-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N21/212/16/PDF/N2121216.pdf?OpenElement
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