#Siria: aumentano i combattimenti
Paulo Pinheiro, Presidente della Commissione d'Inchiesta delle Nazioni Unite in Siria, ha asserito che i conflitti nel Paese continuano e stanno aumentando i combattimenti e le violenze, così minacciando la popolazione civile, la Siria non è ancora uno Stato non sicuro, per cui non è il momento giusto per i rifugiati di tornare indietro e neppure di effettuare respingimenti verso quel Paese. Purtroppo la tregua delle ostilità nel nord-ovest, guidata dal cessate il fuoco del marzo 2020, si sta arrestando.
Le strutture mediche, mercati e aree residenziali sono state colpite da attacchi aerei e terrestri anche da forze governative. L'organizzazione terroristica Hay'at Tahrir al-Sham continua ad abusare impunemente dei diritti, compresa la detenzione arbitraria di attivisti dei media e giornalisti di entrambi i sessi.
Parti della Siria sudoccidentale hanno anche sperimentato un ritorno alle tattiche di combattimento che non si vedevano da prima del 2018. A Dar'a Al-Balad, migliaia di civili sono rimasti senza accesso al cibo o all'assistenza sanitaria fino al mese scorso, portando molti a lasciare la propria patria. Si segnalano anche esplosioni nella regione di Aleppo e arresti e torture da parte dell'esercito nazionale siriano, legato all'opposizione.
La Commissione ha anche richiamato l'attenzione sulla difficile situazione del campo di Al-Hol in quanto ci sono 40.000 bambini; nel nord-est, i campi profughi, si sono trasformati in campi detenzione dove (da anni) sono detenuti illegalmente uomini, donne e bambini; la maggior parte ha meno di 12 anni, quasi la metà sono iracheni e circa 7.800 provengono da quasi 60 altri Paesi. I bambini sono le principali vittime e hanno bisogno di protezione, educazione e una vera infanzia. Centinaia di migliaia di siriani si svegliano ogni mattina, preoccupati per il destino dei propri cari scomparsi.
Gli Stati membri dell'ONU dovrebbero fare maggiori azioni riguardanti la Siria.
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