#UE: urge cambio modello di governance socioeconomica, per risolvere povertà post COVID-19

04.02.2021

La grande pandemia SarsCov_2, nella vecchia Europa, oltre a lasciare dietro di sé una scia infinita di morti, ha provocato una devastante crisi economica e sociale senza precedenti che ha colpito anche gli Stati più ricchi e forti. Molte persone hanno sofferto la fame per la prima volta, hanno perso la casa, subiscono maltrattamenti e abusi a causa della povertà.

Se davvero l'Unione Europea guarda a favore dei diritti umani, dev'essere davvero unita e solidale pensando ai valori sui quali è nata; dando priorità agli investimenti in sanità, istruzione e protezione sociale, non imponendo tagli di bilancio. Il benessere delle persone deve venire prima della redditività; o meglio diritti umani ed economia dovrebbero viaggiare su binari allo stesso livello; in quanto quando c'è benessere sociale (di tutti) l'economia vola. Per fare ciò l'UE deve ribaltare il suo modello di governance socioeconomica. L'unione ha un ruolo fondamentale contro la lotta alla povertà, soprattutto attraverso le raccomandazioni che emette ogni anno; anziché imporre tagli di bilancio agli Stati membri, potrebbe incentivare investimenti in salute, istruzione e previdenza sociale.

Gli Stati membri pensano che per attrarre investitori e migliorare la loro competitività nel mercato, bisogna abbassare le tasse, i salari e le protezioni per i lavoratori a livelli minimi. In questo modo non solo violano i diritti sociali dei cittadini; ma fanno male anche alle aziende e ai lavoratori oltre che alle casse pubbliche. Ogni anno si perdono tra 160.000 e 190.000 milioni di euro solo per la concorrenza in materia fiscale. Il risultato è stato spostare l’onere delle tasse delle grandi società e dei ricchi verso lavoratori e consumatori.

L'UE negli anni scorsi aveva compiuto progressi nell'eliminazione della povertà; però, a causa della pandemia globale, l'obiettivo di far uscire 20 milioni di persone dalla povertà entro il 2020 non è stato completamente centrato. Anche se l'UE ha visto una crescita economica e occupazionale costante fino a poco tempo fa; non tutti hanno potuto apprezzare i benefici e questo è una sconfitta per i diritti sociali.

In tutta l'Unione nel 2019 una persona su cinque, il 21,1% della popolazione, era a rischio di povertà o esclusione sociale, per un totale di 92,4 milioni di persone. In più, un totale di 19,4 milioni di bambini, pari al 23,1%, vive in povertà; invece 20,4 milioni di lavoratori vivono a rischio di povertà. I lavoratori devono avere più protezione fiscale. Le donne sono maggiormente colpite in modo sproporzionato. L'85% delle famiglie monoparentali è guidato da donne e il 40,3% di esse è a rischio di povertà.

Il Green Deal europeo è stato presentato alla fine del 2019 dalla Presidente Ursula Von der Leyen come la nuova strategia di crescita dell'UE. A questo Patto Verde si deve unire la lotta alla povertà per chiudere il cerchio che combina obiettivi ambientali e sociali; solo così milioni di persone potranno avere standard di vita accettabili.

Perciò ci vuole un cambio di strategia radicale. Se l'Europa è veramente interessata ad una società inclusiva, bisogna stabilire un cambio comune di pensiero per ridurre la povertà del 50% in modo uguale in tutti gli Stati membri entro il 2030. Si deve mettere al centro la giustizia sociale, includendo la Garanzia per l'Infanzia e una proposta per assicurare adeguati sistemi di reddito minimo uguali per tutti i paesi. Questa colossale crisi sanitaria e sociale dev'essere un'opportunità per portare di nuovo in auge i valori fondanti dell'UE post seconda guerra mondiale.

Fonte:

https://news.un.org/es/story/2021/01/1487302

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