#Venezuela: Nicolás Maduro e il suo territorio per lo sviluppo del fronte atlantico su un’area contesa da sempre!
Il Venezuela potrebbe essere una Repubblica Federale Presidenziale con una florida economia essendo ricchissima di materie prime e di risorse naturali, invece è un Paese ridotto alla fame da Nicolás Maduro; Stato dal quale la gente è costretta a sfuggire per riuscire a sopravvivere alla fame, malattie e violenze di ogni tipo.
Il suddetto Paese confina con la Guayana Esequiba, conosciuta come Territorio Esequibo o Zona en Reclamación, territorio compreso tra i fiumi Cuyuni e Essequibo di 159.542 chilometri quadrati, costituito da importanti risorse petrolifere, minerarie, idrauliche, forestali e di gas.
Questa lingua di terra, fondamentale per interessi economici strategici, è da sempre contesa.
L'articolo 10 della Costituzione del Venezuela del 1899 dichiara: "Il territorio e gli altri spazi geografici della Repubblica sono quelli che corrispondevano al Capitanato Generale del Venezuela prima della trasformazione politica iniziata il 19 di aprile del 1810, con le modifiche risultanti dai trattati e dalle sentenze giudiziali prive di vizi di nullità". Il Capitanato includeva i territori dell'antica provincia di Guayana, che occupava la stessa regione Esequiba.
Nel 1966, a Ginevra, è fu siglato un accordo tra il paese sudamericano e il Regno Unito nel quale si dichiarò il territorio Essequibo conteso; altresì propose che il Segretario generale delle Nazioni Unite trovasse una soluzione legale e pacifica. I giudici dell'ICJ, Corte Internazionale di Giustizia, furono ritenuti imparziali e il processo viziato.
Il caso è tornato alla ribalta nel 2017, quando Ban Ki-moon, allora Segretario generale delle Nazioni Unite, ha concesso alle due nazioni un periodo di un anno per raggiungere un accordo per il territorio conteso, dopo un lungo periodo di sospensione dal 1990. In seguito, António Guterres, ha rinviato il caso all'ICJ allo scadere del termine. Tuttavia, il Venezuela non ha mai approvato il trasferimento del caso.
Detto ciò, Nicolás Maduro attualmente ha deciso di istituire un nuovo "territorio per lo sviluppo del fronte atlantico" nell'area contesa con la Guyana; il dittatore chavista ha fatto sapere che non vuole assolutamente rinunciare a quella zona, chiedendo a Guterres di intercedere affinché il dialogo tra Venezuela e Guyana venga ripreso. Per Maduro la creazione dell'area suddetta costa significherebbe "l'unione nazionale" per il suo Paese.
Riguardo a ciò, Maduro ha scritto una lettera a Guterres dove c'è scritto: "Hai la capacità di rilanciare il dialogo, come un modo per evitare decisioni estranee alla legalità internazionale, che potrebbero seriamente mettere a repentaglio la pace e la sicurezza della regione". Nel testo della missiva si legge anche che non accetterà nessuna ingerenza dell'ICJ; ha usato tali parole, riguardo al Venezuela: "non ha mai dato il suo consenso affinché la Corte venisse a conoscenza della controversia territoriale sulla Guayana Esequiba, tanto meno per coinvolgerla in un'azione unilaterale proposta dalla Guyana". Infine ha affermato che "ora più che mai è necessario (...) contare sui suoi buoni uffici, nel senso più ampio possibile, per riavviare, con l'urgenza che questa controversia merita, i colloqui diretti. Tra Guyana e Venezuela con l'obiettivo di avanzare verso un'intesa pacifica e vantaggiosa per entrambe le parti.".
Inoltre, il dittatore ha riferito che il suo vice presidente, Delcy Rodríguez, e il suo ministro degli Affari esteri, Jorge Arreaza, saranno incaricati di dare "ampie spiegazioni sulla portata costituzionale e legale della creazione di questo territorio speciale". Negli articoli 4 e 5 del decreto firmato da Maduro, si dichiara che l'amministrazione del "territorio per lo sviluppo della facciata atlantica" avrà come "unica autorità" quella designata dal Presidente del Venezuela.
Per di più, il dittatore respinge il 25 gennaio 2020 come data dell'udienza all'ICJ; a suo avviso, non darebbe al Venezuela "la possibilità" di preparare le sue argomentazioni in quanto è a breve. Per Maduro, il tribunale "ha agito in modo stranamente irregolare" e ha spiegato che "in ogni caso, potrebbero essere necessari fino a tre mesi o più per convocare un'udienza tra le parti, per vedere la decisione del tribunale".
Per giunta, il dittatore ha accusato gli Stati Uniti di lobby. In più, ha riferito che la prima data dell'udienza era il 15 gennaio, ma è stata riprogrammata per i prossimi 10 giorni, cosa per lui "sospetta". "Chiediamo i nostri diritti e, se deve essere convocata l'udienza, che alla Repubblica Bolivariana del Venezuela sia concesso il tempo necessario per conoscere questa ingiusta sentenza in modo ampio e dettagliato e preparare gli argomenti necessari", ha dichiarato.
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